La fine della "felicità" del buon consumatore: oggi l'imminenza di un cambiamento si inizia forse ad intravedere più chiaramente. Sono ormai sempre più evidenti le problematiche correlate all'aumento dei prezzi. Stanno venendo a galla notizie di devastanti situazioni di inquinamento ambientale, silenziose e invisibili all'occhio ma che hanno contaminato il nostro cibo, il nostro sangue, la nostra salute. Eventi naturali improvvisi e catastrofici come la tempesta Vaia (2018) ci hanno dimostrato come l'aumento globale delle temperature possa provocare ingenti danni.
Ma il periodo di transizione ecologica verso un mondo che auspichiamo più sostenibile sarà particolarmente doloroso per le fasce più deboli della popolazione, alle quali sarà imposto di cambiare stile di vita, senza però permettere loro di capire l'urgente necessità di questo profondo cambiamento.
Qualcuno potrebbe chiedersi perché mai la fine di un fenomeno così distruttivo come il consumismo possa creare una situazione di disagio nelle persone. Non dimentichiamo che la società dei consumi si basa su un meccanismo perverso, nel quale le persone sono chiamate a sacrificare la parte migliore della propria vita all'interno di una fabbrica o di un ufficio, in cambio della promessa della "felicità", venduta come accessibile grazie agli acquisti dell'ultimo ritrovato di grido o del vestito all'ultima moda reclamizzati come irrinunciabili. In realtà, la soddisfazione del consumatore è la peggiore delle iatture per il mercato, perché significa stagnazione dei consumi.
Ecco perché la "felicità" ai tempi del consumismo deve essere fugace e durare solo fino all'uscita del nuovo ritrovato che farà sembrare il precedente non solo più vecchio ma addirittura sgradevole.
Con la fine del consumismo verrebbe meno anche questa effimera parvenza di felicità, indotta dall'acquisto compulsivo, mettendo così le persone davanti al proprio vuoto esistenziale.
Eppure non credo esista un'alternativa alla fine del consumismo, perché se riflettiamo sulle buone pratiche che dovremmo mettere in atto per limitare e contenere la crisi globale che stiamo attraversando, si prospetta un mondo completamente diverso da quello di oggi: un modo diverso di produrre e consumare, un modo diverso di spostarci, di nutrirci e di abitare.


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L'arte del cambiamento: le mie opere esplorano le tematiche sopra descritte, e le loro possibili implicazioni, dirette e indirette, nel tentativo di rappresentare un mondo in veloce cambiamento, in preda all'incertezza e alla paura del futuro prossimo.
Il mio sguardo non è quello dello spettatore "super partes" ma di una persona pienamente coinvolta in tutto questo. Tutti noi, chi più chi meno, abbiamo contribuito a provocare il disastro che ci circonda e che abbiamo fatto finta di non vedere. Ad eccezione dei neonati e dei giovanissimi, nessuno può dirsi estraneo o innocente. È importante esserne consapevoli e, per quanto possibile, contribuire al cambiamento.

Tecniche e materiali: n
ei miei lavori prediligo il bianco e il nero e l'utilizzo di materiali riciclati o comunque poveri, tutti provenienti dalla produzione industriale: bitume, colori acrilici o smalti di derivazione edile; sacchi per la spazzatura, cartoni da imballaggio, carta e legno di scarto, pellicole in cellofan o PVC trasparenti, nastro adesivo o da riparazione.

Temi e "sotto-temi": i
temi che affronto sono vasti e complessi, con ricadute più o meno dirette in diversi settori della società. Per non scadere nella banalità, ho preferito mettere a fuoco alcuni "sotto-temi", che ho così denominato: "riparazioni mimetiche"; "web fashion"; "archeologia del presente"; "pixel"; "social logo"; "natura";.
Tutti insieme, questi argomenti, tratteggiano un "clima" di fine impero che spaventa, così come spaventano i grandi cambiamenti epocali, che ci costringono a cambiare senza sapere di preciso che cosa ci aspetta.

Premessa: alla fine degli anni '80 si verificò un principio di incendio in un supermercato vicino a casa mia. Era il primo "vero" supermercato costruito dalle mie parti, fatto così come li conosciamo oggi: impressionante per vastità e quantità di merci esposte. I prodotti che erano stati lievemente danneggiati dal fumo e dalle fiamme vennero ammassati in modo improvvisato, per essere messi in vendita a prezzi ridotti.
Questo evento, di per sé abbastanza insignificante, suscitò in me una forte emozione, che mi rimase impressa insieme ad un profondo senso di decadenza, tanto da influenzare la scelta delle tematiche sulle quali ho poi improntato la mia esperienza artistica.

Ipotesi della fine: i
l tema principale delle opere descritte in queste pagine riguarda l'ipotesi della fine imminente del consumismo, così come lo abbiamo conosciuto a partire dal Secondo dopoguerra. Sono convinto, infatti, che sia in atto una fase di declino del consumismo, non a causa di una volontà sociale o della "naturale" fine di un ciclo economico bensì a causa di una fatale congiuntura tra crisi ambientale, scarsità di materie prime e gli eventi bellici generati per il loro reperimento. Non è un mistero, ad esempio, che la guerra in Ucraina è legata alla contesa di un territorio che è al secondo posto nel mondo per l'esportazione di cereali e che, nel suo sottosuolo, custodisce grandi quantità di materie prime. La contesa di materie prime è all'origine anche di molte guerre in corso nel continente africano.
Sullo sfondo ci sono i grandi blocchi politico-economici, che giocano a Risiko per accaparrarsi i territori più ricchi di materie prime, indispensabili a sostenere la transizione energetica verso un mondo senza combustibili fossili, responsabili della crisi climatica. L'aumento della temperatura globale e l'avanzare della desertificazione, lasciano presagire che anche l'acqua sarà presto motivo di contesa.
Inutile ricordare quanto abbiano inciso su questa crisi globale non solo lo spreco energetico ma anche lo spreco di materiali. La produzione indiscriminata di oggetti "usa e getta", voluta da una logica di mercato, ha premiato la cosiddetta "obsolescenza programmata" e la creazione di oggetti in scadenza, al solo scopo di incrementare la produttività e il consumo.



La fine del consumismo e gli effetti nella società contemporanea
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