2018 ero molto colpito dall'indifferenza delle persone verso la sofferenza dei migranti, che fuggono dalla loro terra per vari problemi provocati, direttamente o indirettamente, dall'avidità e cupidigia di noi occidentali, che sfruttiamo quei paesi da secoli. E mentre si afferma di risolvere il problema dei migranti con i rimpatri forzati, è arrivata una notizia che mi ha commosso:
"Lo hanno trovato appeso al soffitto della sua stanza nel "rifugio temporaneo" dentro l'hotel «Spinsar» di Kabul. Era stato rimpatriato dalla Germania dopo che la sua domanda di asilo era stata respinta in via definitiva dal Tribunale di Amburgo, dove viveva da 8 anni. Così un afgano di 23 anni, ha scelto di sfuggire al destino scritto da chi ha scelto di farlo ritornare nel suo «Paese sicuro»" (fonte:Sebastiano Canetta, IL MANIFESTO). Ho deciso allora di dedicare la mia opera a questa brutta storia di indifferenza e di dolore. Per farlo ho creato un "kit per il suicidio per impiccagione", con tanto di istruzioni per l'uso, concepito come un oggetto di quelli che troviamo esposti nei centri commerciali. Il centro commerciale preso a simbolo del consumismo irresponsabile, che in altri luoghi del mondo provoca guerre e povertà. Non ho trovato il nome di quel povero ragazzo, quindi non posso citarlo direttamente. Ho pensato allora, di intitolare il mio lavoro, "spinsar" che è diventato il nome del "kit", (dal nome dell'hotel di Kabul nel quale il ragazzo era ospitato). La mia intenzione è quella di creare un collegamento diretto tra causa e l'effetto. L'opera è completamente realizzata in bianco e nero: l'unico altro colore (se lo vogliamo chiamare così) è il bitume, quel giallino che ricopre untuoso completamente l'interno delle superfici trasparenti. Il bitume come rimando diretto al petrolio: è grazie a questo materiale che la nostra società si è sviluppata così com'è oggi con le conseguenze che sappiamo.
N.B. Il QR code presente nella parte centrale dell'opera, consente di leggere l'articolo giornalistico citato. https://www.dirittiglobali.it/2018/07/dopo-otto-anni-la-germania-lo-rimpatria-afgano-di-23-anni-si-suicida/